Probabilmente in pochissimi sono a conoscenza di Google X, struttura semi-segreta appartenente ad Alphabet (ex Google) che si occupa dello sviluppo e della ricerca di importanti innovazioni tecnologiche tra cui un ascensore spaziale e il teletrasporto. (si avete capito bene!) Ma oltre ai vari progetti della dubbia realizzabilità, c’è anche Project Loon, un progetto che si occupa di fornire l’accesso a internet alle zone più remote della Terra o più semplicemente ai paesi in via di sviluppo.
Il progetto fa utilizzo di palloni aerostatici posizionati nella stratosfera a circa 20 km di altitudine con lo scopo di creare una rete wireless con connessione 4G-LTE. Essendo manovrati via radio, considerando la direzione dei venti e la loro intensità, i palloni sono dotati di un’antenna grazie alla quale il segnale radio viaggia da un pallone ad un altro e da una stazione radio base connessa a un ISP (Internet Provider Service).
Project Loon è ufficialmente attivo dal 2013 ed ha già prodotto risultati notevoli in Sri Lanka, Indonesia, Perù e Brasile. L’ultimo successo è stato appena ufficializzato in Puerto Rico grazie all’aiuto del noto provider AT&T.
Secondo Astro Teller, capo della sezione sperimentale X di Alphabet, il progetto è diventato finalmente concreto grazie ad un’evoluzione che è in grado di ridurre di cento volte il numero di palloni necessari a coprire un’area ben definita.
Nella prima versione del progetto, infatti, i palloni venivano inviati in gran quantità in una zona e lasciati volare nell’atmosfera per sfruttare le diverse velocità dei venti. Quando un pallone volava via ne arrivava un altro a sostituirlo. Da qui nasceva il problema dell’enorme quantità di dispositivi necessari.
Con un attento studio del sistema di navigazione e di controllo dell’altitudine, ovviamente basato su una massiccia dose di intelligenza artificiale, Project Loon può ora funzionare con un numero ridottissimo di palloni che vengono inviati in un’area per rimanere sospesi anche per mesi.
Un servizio del genere potrebbe fare la differenza sia nei paesi in via di sviluppo, sia nelle zone dove terremoti, maremoti o altri disastri rendono la mancanza di internet un intralcio ai soccorsi e alla ripresa delle attività.